Educare alle differenze – dal convegno sugli “educatori” dei nostri figli

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Nel fine settimana del 20 e 21 Settembre scorso si è tenuto a Roma il convegno nazionale “Educare alle differenze”, che ha visto riunite decine di associazioni e centinaia di persone tra cui diversi psicologi e molti docenti di scuola pubblica di ogni ordine e grado –  tutti interessati a condividere e diffondere progetti educativi ed iniziative sociali relativi ad una “nuova” forma di  educazione da impiantare nelle scuole. Di cosa si è trattato?

Partiamo dagli organizzatori del convegno: prima tra tutti SCOSSE, associazione promotrice delle tematiche di genere a livello educativo, che l’anno scorso ha ricevuto da Roma Capitale il mandato di formare le educatrici degli asili nido e delle scuole dell’infanzia di Roma sulla decostruzione degli stereotipi (in questo anno scolastico sono presenti nuovi percorsi didattici sulle tematiche in questione).

 

Chi era presente al convegno? Fondamentalmente le associazioni dei movimenti LGBT (lesbo-gay-bisex-transgender) e del femminismo italiano. Trattandosi di un convegno sulla scuola ci attendevamo la presenza di associazioni di famiglie: ed in effetti erano presenti, ma solo quelle arcobaleno.

Confrontandoci con questi argomenti molto delicati, che toccano un punto estremamente sensibile come la sfera dell’affettività e della sessualità delle persone, vogliamo subito sottolineare con forza che la nostra non è affatto una battaglia contro le persone o contro le “diversità”; al contrario si configura come un servizio per difendere i più fragili ed indifesi: cioè i nostri ed i vostri figli sui banchi di scuola.

bufalottaNoi non ci possiamo quindi esimere dal rendere noto che c’è chi, sulla pelle dei bambini, porta avanti battaglie puramente ideologiche pianificando di:

Noi esigiamo che vengano rese note le basi scientifico-pedagogiche sulle quali si fondano le pretese educative di queste associazioni, quando esse arrivano ad affermare che  “si deve proporre una educazione ai generi che decostruisca i modelli maschili-femminili e l’etero-normatività” (ma la scienza non dovrebbe basarsi sulle leggi di natura?) e  che “la scuola deve andare al di là dell’educazione che viene data dalla famiglia (con buona pace dell’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e dell’articolo 30 della Costituzione Italiana…).

Noi denunciamo che questi formatori delle educatrici del Comune di Roma affermano che occorre “smontare l’ipotesi che le differenze siano un dato ascritto che abbiamo con la nascita, ma un lavoro identitario che si fa per tutta la vita”, prescindendo quindi dal dato biologico e scavalcando i principi filosofici, morali e religiosi delle famiglie.

E denunciamo che i partecipanti a questo convegno qualora si trovassero ad “insegnare” agli alunni delle scuole di tutta Italia, lo farebbero nell’ottica di “trasformare i ragazzi, educandoli alla libertà di fronte ai condizionamenti che li vorrebbero  obbligatoriamente uomo o donna”, secondo un modello che non dovrebbe essere –  a loro avviso –  presentato come norma!

Ci appare evidente che l’intenzione sia quella di tracciare un percorso con cui si intende “rovesciare il modo di pensare della società” operando una sorta di lavaggio del cervello delle future generazioni a partire dai banchi di scuola: si parla di favorire una educazione delle differenze (anche grazie all’utilizzo di libriccini sui due papà, le due mamme , i due pinguini, le due gattine, i diversi tipi di famiglia) affermando di voler “liberare  i più piccoli dalla necessità di aderire ad una norma imposta, consentendo di scoprire e praticare la propria identità e il proprio orientamento sessuale”, ma il rischio di far scaturire solamente identità confuse è elevatissimo (già da mesi ed in particolare in questi  giorni, come forse qualcuno di voi ha già potuto verificare sui social network, ci arrivano segnalazioni circa dirigenti scolastici che propongono di introdurre i bambini di due anni alla lettura di questi libri, tenendo deliberatamente i genitori all’oscuro di tutto o mistificando le loro reali intenzioni).

Vogliamo sapere se esistono psicologi, pedagogisti, educatori che avranno il coraggio di denunciare la gravità e la pericolosità delle affermazioni su riportate.

Vogliamo infine chiedere conto di come sia possibile che il benvenuto ai partecipanti di questo sedicente convegno di educatori sia stato dato a nome del Comune di Roma, che lo ha patrocinato conferendogli anche il valore di credito formativo.

Noi – semplici genitori e docenti di un comitato cittadino – vogliamo sapere se i nostri governanti sono al corrente di quanto sta succedendo.

Vogliamo denunciare presso l’opinione pubblica, gli organi di stampa e le autorità amministrative e scolastiche la gravità e la pericolosità di ciò che si sta rivelando essere – agli occhi di pochi attenti osservatori e all’insaputa di milioni di ignari cittadini – un tentativo di “colpo di stato” mediato tramite la “rieducazione” culturale degli alunni nelle scuole italiane, condotta da parte dei movimenti LGBT afferenti al  femminismo cosiddetto “di genere”, senza neppure che i genitori ne siano messi a conoscenza.

Come afferma una scrittrice tra le nostre preferite: “Una volta si chiamava delirio, ma adesso siamo nel meraviglioso mondo nuovo e i deliri sono diventati sogni da realizzare” (ndr. i deliri sono convinzioni persistenti nonostante le evidenze contrarie: provate a rileggere i testi in neretto).

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