Chi era presente al convegno? Fondamentalmente le associazioni dei movimenti LGBT (lesbo-gay-bisex-transgender) e del femminismo italiano. Trattandosi di un convegno sulla scuola ci attendevamo la presenza di associazioni di famiglie: ed in effetti erano presenti, ma solo quelle arcobaleno.
Confrontandoci con questi argomenti molto delicati, che toccano un punto estremamente sensibile come la sfera dell’affettività e della sessualità delle persone, vogliamo subito sottolineare con forza che la nostra non è affatto una battaglia contro le persone o contro le “diversità”; al contrario si configura come un servizio per difendere i più fragili ed indifesi: cioè i nostri ed i vostri figli sui banchi di scuola.
- educare all’accettazione del transessualismo i bimbi di 0-6 anni (riportiamo proposte concrete scaturite nel convegno);
- impostare alla fluidità degli orientamenti sessuali fin dalla più tenera età (come del resto sta già accadendo in diverse strutture comunali a Roma);
- fare riferimento agli Standard Europei di Educazione Sessuale proposti dall’OMS, con ciò che comporta a livello educativo per tutte le fasce di età.
Noi esigiamo che vengano rese note le basi scientifico-pedagogiche sulle quali si fondano le pretese educative di queste associazioni, quando esse arrivano ad affermare che “si deve proporre una educazione ai generi che decostruisca i modelli maschili-femminili e l’etero-normatività” (ma la scienza non dovrebbe basarsi sulle leggi di natura?) e che “la scuola deve andare al di là dell’educazione che viene data dalla famiglia” (con buona pace dell’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e dell’articolo 30 della Costituzione Italiana…).
Noi denunciamo che questi formatori delle educatrici del Comune di Roma affermano che occorre “smontare l’ipotesi che le differenze siano un dato ascritto che abbiamo con la nascita, ma un lavoro identitario che si fa per tutta la vita”, prescindendo quindi dal dato biologico e scavalcando i principi filosofici, morali e religiosi delle famiglie.
E denunciamo che i partecipanti a questo convegno qualora si trovassero ad “insegnare” agli alunni delle scuole di tutta Italia, lo farebbero nell’ottica di “trasformare i ragazzi, educandoli alla libertà di fronte ai condizionamenti che li vorrebbero obbligatoriamente uomo o donna”, secondo un modello che non dovrebbe essere – a loro avviso – presentato come norma!
Vogliamo sapere se esistono psicologi, pedagogisti, educatori che avranno il coraggio di denunciare la gravità e la pericolosità delle affermazioni su riportate.
Vogliamo infine chiedere conto di come sia possibile che il benvenuto ai partecipanti di questo sedicente convegno di educatori sia stato dato a nome del Comune di Roma, che lo ha patrocinato conferendogli anche il valore di credito formativo.
Noi – semplici genitori e docenti di un comitato cittadino – vogliamo sapere se i nostri governanti sono al corrente di quanto sta succedendo.
Vogliamo denunciare presso l’opinione pubblica, gli organi di stampa e le autorità amministrative e scolastiche la gravità e la pericolosità di ciò che si sta rivelando essere – agli occhi di pochi attenti osservatori e all’insaputa di milioni di ignari cittadini – un tentativo di “colpo di stato” mediato tramite la “rieducazione” culturale degli alunni nelle scuole italiane, condotta da parte dei movimenti LGBT afferenti al femminismo cosiddetto “di genere”, senza neppure che i genitori ne siano messi a conoscenza.
Come afferma una scrittrice tra le nostre preferite: “Una volta si chiamava delirio, ma adesso siamo nel meraviglioso mondo nuovo e i deliri sono diventati sogni da realizzare” (ndr. i deliri sono convinzioni persistenti nonostante le evidenze contrarie: provate a rileggere i testi in neretto).