FUORICLASSE – Fuori i Prof

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FUORICLASSE è il pacchetto di iniziative messe in campo da Regione Lazio per le Scuole secondarie di II grado come integrazione al Piano dell’Offerta Formativa. Il filo conduttore che lega tutti i progetti è la cultura, intesa come strumento a disposizione dei ragazzi per creare valori condivisi, gestire le differenze e immaginare il proprio futuro”. Questo è quanto ha dichiarato il governatore della  Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il 13/10/2014 nel corso della conferenza stampa in cui ha annunciato lo stanziamento di 120.000 Euro al fine di finanziare i quattro progetti prescelti per la promozione dei diritti umani ed il contrasto dell’omofobia nelle Scuole Superiori del Lazio.

Ma vediamo più in particolare uno di questi progetti, quello presentato dall’associazione Di’Gay Project con il titolo D@P – Diritti al Punto. Tanto per cominciare, impossibile trovarne menzione in nessuno dei Piani dell’Offerta Formativa  consultabili online, delle numerose scuole in cui il progetto è già operativo  (si parla di migliaia di alunni coinvolti). E questo con buona pace delle famiglie degli studenti, lasciate completamente all’oscuro dei contenuti veicolati e delle modalità di intervento degli operatori legittimati dalla Regione ad entrare nelle classi dei propri figli. A proposito, di quali operatori parliamo? “Formatori, psicologi, ricercatori, analisti, esperti in comunicazione, professionisti esperti nel campo dei diritti civili”, certificati da chi? Ma non è tutto, per essere ancora più credibili, tali figure professionali saranno talvolta affiancate da “esempi di professionisti affermati che, con la loro esperienza di vita, possono contribuire alla costruzione di modelli positivi”.  Andiamo a vedere allora quali sono questi modelli positivi e scopriamo, dall’abstract del progetto, la seguente considerazione: “La società tende ad imporre l’eterosessualità come sola categoria possibile e come unico orientamento sessuale culturalmente e socialmente legittimato”. Finalità dell’intervento è quindi quella di “mettere in campo un processo di apprendimento creativo che porti i ragazzi a costruire un’idea innovativa di società, dove poter essere liberi cittadini”.

Ancora una volta assistiamo ad una imposizione ideologica sovvenzionata da istituzioni pubbliche, tendente a condizionare in modo esclusivo e senza contraddittorio la sfera affettiva e relazionale dei giovani adolescenti.  Si permette ad illustri sconosciuti di introdurre con idee insindacabili teorie che non hanno alcuna base scientifica e che vorrebbero addirittura rifondare la società e abbattere lo “stereotipo” della famiglia fondata sulla complementarità uomo-donna, così come sancito dalla nostra Costituzione all’art. 29.

Il progetto prevede più incontri “a porte chiuse”, cioè con la sola presenza del gruppo-classe e dell’esperto esterno. Non si fa mai riferimento ad un piano di lavoro condiviso con i docenti del Consiglio di classe i quali vengono relegati solo ad un ruolo di comparsa (così come le famiglie) nella fase finale, per tirare le somme dei lavori prodotti  dagli studenti.

questionario

Il progetto prende l’avvio da un questionario sugli stereotipi di genere somministrato agli studenti,nel quale, seppur in forma anonima, essi sono invitati a dare informazioni sul loro stato di famiglia, sulla situazione affettiva dei genitori (sposati, conviventi, divorziati, eventuali partner) e di esprimersi (con un Si/No/Non so) in merito alla legge contro l’omofobia, alle unioni civili e alle adozioni per le coppie omosessuali. Come potrebbe uno studente dissentire in modo palese nel dibattito previsto a commento dei risultati del questionario senza essere tacciato di omofobia? E poi, con quale autorità si impongono degli interventi di natura psico-sociale che inevitabilmente vanno a incidere sul vissuto personale dell’adolescente, già spesso alle prese con situazioni e vicende private familiari dolorose e problematiche?

I genitori hanno il diritto di proteggere i propri figli da questa invadenza inopportuna nella loro sfera privata ed i docenti non devono cadere nel fallace abbaglio di queste teorie del genere le quali, ben lungi dal contrastare forme di discriminazione, vengono usate per imporre una visione del mondo arbitraria e faziosa, priva di qualsiasi fondamento scientifico.

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