Dal fortino LGBT dell’UNAR alla diseducazione sessuale a scuola

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Nel contributo pubblicato i giorni scorsi, abbiamo dato evidenza di come dal punto di vista pedagogico sia ingiustificabile lasciar educare i ragazzi da persone che  semplicemente  non sono  “compatibili” con l’educazione tout-court (si legga Perché alcune associazioni accreditate all’UNAR non possono “fare educazione” – La parola alla pedagogia).

Oggi riportiamo un articolo tratto dalla Verità che torna sul tema delle associazioni LGBT ed il tipo di educazione alla affettività/sessualità che esse portano nelle scuole dei nostri figli

Più frutta e verdura nelle scuole. Non è il titolo di una campagna per la promozione della dieta mediterranea fra gli studenti ma la realtà con cui devono confrontarsi gli alunni delle scuole superiori di Bologna alle prese con i corsi di educazione sessuale in collaborazione con le Asl.

Di sicuro, le lezioni a cui assistono gran parte delle scolaresche farebbero arrossire anche gli spettatori più smaliziati dei film erotici con Alvaro Vitali e Edwige Fenech. Ragazzi e ragazze  tra i 14 e 15 anni delle classi seconde sono istruiti all’uso del preservativo attraverso la  dimostrazione fatta presso lo Spazio giovani della ASL cittadina, da parte di personale non medico che usa banane e cetrioli per simulare un pene in erezione.

Lo sgomento per l’iniziativa, che si svolge in queste settimane, è montato dopo che alcuni alunni del liceo Galvani hanno fatto ritorno a casa con l’omaggio di alcuni profilattici e con l’invito a riprovare l’uso dei condom sugli ortaggi presenti nella propria dispensa domestica.

Un gruppo di famiglie sta ragionando sulle possibili azioni legali presso il l’Ufficio scolastico regionale, ma al momento le uniche rimostranze sono state raccolte dall’associazione Non si tocca la famiglia, componente del direttorio del Family Day, che ha informato in esclusiva sul caso La Verità.

Durante l’incontro alla Asl viene inoltre distribuito un vero e proprio prontuario ispirato ai principi del “sesso sicuro”, nel quale l’attività sessuale dei pre-adolescenti è presupposta come un fatto dato per assodato (condizione smentita da molti studi sulle abitudini sessuali), a prescindere da qualsiasi riferimento ai propri convincimenti e al progetto sulla propria vita. Nell’opuscolo compaiono espliciti riferimenti alla pillola anticoncezionale, alla pillola del giorno dopo, alla possibilità di ricorrere all’interruzione della gravidanza e ai rapporti tra persone dello stesso sesso.

Il libretto non si limita a spiegare gli aspetti sanitari della sessualità ma induce anche sul piacere erotico, le dimensioni del pene e le modalità di raggiungere l’orgasmo per gli alunni maschi e femmine, il tutto illustrato con disegni dalla dubbia valenza scientifica. Nel paragrafo dedicato alle misure dei genitali il testo è corredato da diversi membri stilizzati, uguali a quelli che si vedono nei bagni di qualsiasi autogrill.

Non può mancare poi il paragrafo dedicato all’omosessualità, “Se piace uguali non si è diversi”, in cui si afferma che gli omosessuali “possono sentirsi costretti a frequentare locali a tema per non sentirsi diversi”. L’’allusione disinvolta e gratuita ai circoli LGBT rivolta a ragazzi di appena 15 anni risulta ancora più fuori luogo alla luce dei recenti scandali che hanno riguardato presunti centri per l’ascolto contro le discriminazioni, in cui, in realtà, avvenivano anche attività di natura sessuale. Ancora più perplessa lascia la chiosa di questo paragrafo in cui si consiglia agli studenti con tendenze omosessuali di contattare per un servizio psicologico Il Cassero, ovvero la storica sede dell’Arcigay di Bologna, finita al centro di roventi polemiche per via di alcuni spettacoli blasfemi andati in scena nel 2015, che rappresentavano la passione di Cristo in chiave omo erotica (fatti appena archiviati da un Pm), sulla falsa riga della vignetta satirica di Charlie Hebdo, con croci e oggetti sacri usati come sex toys sul corpi dei figuranti vestiti da antichi romani. Come non bastasse questo circolo Lgbt, che gode di agevolazioni e finanziamenti pubblici,  vanta solidissimi legami con la sinistra bolognese proveniente dal Pci,  che negli anni Ottanta spinse per l’assegnazione all’Arcigay dello spazio compreso nelle mura cittadine. In pratica si instradano i ragazzi verso un posto fortemente ideologizzato, dalla dubbia valenza formativa e molto connotato politicamente, da cui sono usciti diversi esponenti del centrosinistra bolognese, tra i quali Benedetto Zacchiroli, capo della segreteria dell’ex premier Renzi, che nelle scorse settimane è stato nominato come coordinatore di Palazzo Chigi con le istituzioni cattoliche.

Ad ogni modo, stando alle informazioni raccolte dall’associazione Non si tocca la famiglia, l’incontro in consultorio rientra nel Piano dell’offerta formativa triennale (PTOF), dove figurano solo, in modo assai laconico, i titoli di progetti come “Paesaggi di prevenzione”, nell’ambito del programma ministeriale “Guadagnare salute”, in collaborazione con la Regione e la Unità sanitaria regionale, rivolto alle classi seconde. Purtroppo le iniziative sopra citate veicolano molto di più rispetto a ciò che il loro titolo enuncia. Sono presentate in modo assai generico, soprattutto in merito a temi sensibili e controversi sul cui contenuto le famiglie hanno invece il diritto di sapere preventivamente ogni dettaglio.

Sempre all’interno del PTOF ha destato non meno polemiche l’attività numero 94 che, sotto il titolo “Insieme agli altri: educazione all’alterità”, focalizza in modo ancora più diretto il tema dei diritti Lgbt. Gli studenti incontrano, in qualità di “esperti”, anche coppie omosessuali che argomentano il carattere “naturale” della loro relazione, il desiderio di una piena parificazione dell’unione civile al matrimonio e la loro aspirazione alla genitorialità. La solita ramanzina rieducativa sul diritto alla filiazione, priva del minimo riscontro nella legislazione italiana che, anzi, sanziona l’utero in affitto e vieta l’adozione da parte di coppie omosessuali.

Infine, nell’ambito del “piano di miglioramento” per l’educazione civica (definito nella circolare 218), è stata invitata una relatrice che ha definito gli omosessuali come “persone che cercano di ottenere il riconoscimento degli stessi diritti degli altri”. Viene quanto meno da chiedersi quale spazio simili iniziative lascino al contraddittorio, alla presentazione di posizioni etico-giuridiche differenti, a salvaguardia di quel pluralismo culturale che dovrebbe vedere uniti genitori e docenti in difesa della libertà di educazione. O quanto meno, alla possibilità di non avvalersene, predisponendo per tempo attività alternative.

La lezione pratica con gli ortaggi è quindi sommata alla propaganda a senso unico sulla sessualità, la famiglia e i diritti civili. Troppo, davvero troppo, anche per i genitori più “laici” ma che non intendono rinunciare al primato educativo della famiglia.

Il comitato promotore del Family day torna inevitabilmente a chiedere l’applicazione del Manifesto educativo consegnato ministero della Pubblica istruzione, al dipartimento per le Pari opportunità e al Presidente della Repubblica, che propone, in sinergia con tutte le associazioni come Non si tocca la famiglia, che su tutte le proposte che trattino temi sensibili e controversi sia acquisito dalla scuola il consenso informato preventivo (non richiesto con una firma apposta distrattamente sul PEC all’iscrizione, ma un’informativa dettagliata e puntuale con la quale la famiglia sappia con esattezza cosa verrà proposto ai propri figli)  e sia riconosciuto il primato educativo delle famiglie che, non avvalendosi delle proposte aggiuntive del PTOF, abbiano l’esonero dei propri figli da attività non condivise e attività alternative per garantire il diritto allo studio. Si invitano inoltre tutti i cittadini a firmare la petizione sull’Unar per aprire le porte di questo fortino governativo, ora controllato esclusivamente dalle realtà Lgbt, alle associazioni di genitori, famiglie e insegnanti affinché si giunga ad offerte condivise e trasparenti su tutte le forme di discriminazione.

 

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