DIARIO DI BORDO del 14 giugno 2020 – Una mamma e moglie con un ufficio e due aule scolastiche in casa… anzi tre!

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Sesta uscita della rubrica DIARIO DI BORDO che vuole essere uno spazio di esperienze e riflessioni su come famiglia e scuola si incontrano/confrontano in questo tempo. Oggi vi proponiamo la riflessione di una mamma di Bologna amica di Articolo 26.
Di A.S.

In questi periodi di isolamento credo faccia bene a tutti condividere le proprie esperienze, anche per “esorcizzare” un brutto periodo. 

Sono una moglie e mamma di due figli, una femmina e un maschio, ormai grandicelli ma, forse, nella fase più delicata della loro crescita: la femmina si sta preparando per l’esame di maturità, un passaggio decisivo; il maschio invece è in 3° liceo.

L’anno sembrava procedere regolarmente, con i soliti alti e bassi ed i soliti problemi. 

Poi è successo di tutto. Lo shock per la chiusura per noi è stato immediato. La scuola ha chiuso i battenti forse nel giorno peggiore per un 16enne – il “povero figlio maschio” – nel momento di massima carica, proprio al culmine dell’attesa di quello che forse è il momento più agognato dai giovani studenti: la vigilia della partenza per la gita scolastica, meta Siviglia. 

Sono seguiti tre giorni di tragedia! Chiusi in casa a sorbire lamentele continue. Finchè, finalmente, all’alba del 4° giorno, ecco affacciarsi tra i pensieri l’illuminazione: “Vabbè… in fin dei conti sono in vacanza lo stesso”.

Ti piacerebbe! Purtroppo la “vacanza” ha dei risvolti a cui non si era dato peso. Infatti la chiamano “lockdown”, non vacanza:

NIENTE AMICI
NIENTE USCITE
NIENTE SPORT
…ma solo tante, tante, tante videolezioni!

Ed ecco che da mamma premurosa, consapevole delle esigenze dei figli, mi sono subito preoccupata per tutte queste restrizioni, prevedendo già la difficoltà nel far mantenere un così rigido isolamento. Il mio primo pensiero è stato: “Qui non ne usciamo sani di mente”. 

Ma improvvisamente e imprevedibilmente invece le camere dei ragazzi si sono chiuse come le aule scolastiche quando entra il professore; li ho visti entrambi seguire diligentemente le lezioni, addirittura mentre mangiavano; li ho visti fare verifiche ed interrogazioni a qualunque ora del giorno (non posso escludere che non sia scappata qualche sbirciatina…). E’ incredibile quanto si siano adeguati ai nuovi ritmi.

Per me è stato un po’ più difficile: in effetti passare l’aspirapolvere era vietato, così come provare ad entrare in una camera veniva visto come una incursione. Ma tutto sommato la quarantena sembrava andare liscia, incluso per il povero marito, che era riuscito a ritagliarsi il suo spazio per lavorare in un angolino del salotto.

Tutto “perfetto” (o almeno “passabile”) fino alla settimana scorsa. Ormai l’ansia da esame di maturità della primogenita era all’apice: quale momento migliore per i PC per cominciare a cedere durante le verifiche? Ecco che la pace surreale che ci aveva accompagnato fino a quel momento si è interrotta di colpo. Ma, in fin dei conti, ho pensato: “Stiamo tornando normali!!!”

E la terza aula scolastica? In realtà è la mia. Questo stop forzato mi ha obbligato a rivedere e valutare un sogno che avevo nel cassetto e che mi ha messo davanti ad un PC per seguire delle videolezioni: mi sono ritrovata studente anche io! In fin dei conti, questo lockdown ha portato anche qualcosa di positivo, o anche solo qualcosa di “nuovo”.

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