DIARIO DI BORDO del 26 febbraio 2021 – Pensieri in libertà sulla scuola in tempo di Covid

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Il DIARIO DI BORDO è uno spazio di esperienze e riflessioni su come famiglia e scuola si incontrano/confrontano in questo tempo. Oggi vi proponiamo la riflessione di una papà di Milano amico di Articolo 26.
Di C.P.

DA DOCENTE

Sono strenuo difensore della possibilità di poter fare lezione dall’aula scolastica, incontrando i miei studenti rimasti a casa propria sulle piattaforme digitali. Se qualcuno passasse per i corridoi mi prenderebbe per matto, a parlare da solo in una stanza, ma… non sono solo. Per me è essenziale essere lì in classe, al mio posto, per “presidiare” quello spazio fisico che è anzitutto degli studenti. Spesso mi capita di aggiornarli sui cambiamenti degli arredi (sono arrivati i nuovi banchi, le sedie con le rotelle, ecc.) e di ruotare la webcam perché possano vedere. Questo per me significa ricordare a loro e a me stesso quale sia la normalità, cioè l’esperienza alla quale siamo tutti convocati, quella di un rapporto costruttivo per crescere insieme. Inoltre mi sembra un segno di speranza mostrare che qualcuno rimane e attende proprio loro, e questo è essenziale nell’educazione, come viene detto a don Camillo quando tutti gli abitanti di Brescello evacuano il paese per l’inondazione del Po: “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme”.

P.S.

A proposito di salvare il seme, cioè la possibilità di un rapporto umano, qualche tempo fa, in una classe dove svolgo l’ultima ora, la sesta, le ore di storia, pensando alla stanchezza dei miei studenti ho finito qualche minuto prima e per destarli dal comprensibile torpore li ho interrogati su cosa avrebbero mangiato di lì a pochi minuti. Constatato che le risposte denotavano apatia anche in campo gastronomico, li ho richiamati alla necessità di interessarsi maggiormente alla loro alimentazione e rimanendo più tempo a casa si sarebbero potuti dedicare maggiormente a questo tema; da allora, una volta a settimana, finisco cinque minuti prima la lezione per lasciare lo spazio alla ricetta del giorno, illustrando ingredienti e procedimenti per realizzare alcuni piatti che io stesso preparo sovente in famiglia. La cosa sta piacendo molto e ha effettivamente ravvivato il nostro modo di stare alla lezione “ordinari” (è anche una classe che ho preso quest’anno): ora però ho chiesto loro di esporre alla classe, ciascuno, la ricetta nella quale riescono meglio, con la promessa che, a pandemia finita, organizzeremo un pranzo dove ciascuno preparerà e porterà il suo miglior piatto!

P.S.2

Ho appena terminato un Collegio docenti straordinario per rettificare alcune decisioni in vista della prossima possibile riapertura della scuola in presenza. Sono rimasto edificato dalla disponibilità e dedizione della dirigenza e dei colleghi nel sopportare tutta questa situazione e dalla docilità con cui ci si ingegna a poter lavorare al meglio e prontamente di fronte a una situazione sempre mutevole.

Ho anche registrato le parole della dirigente che confessava il trattamento “umiliante” ricevuto da parte dei decisori, dai politici, alla prefettura, che si ostinano nel non voler ascoltare le proposte avanzate dai protagonisti della scuola e prendono decisioni fondate sulla assoluta incompetenza in materia: questo porta all’esasperazione di tanti.

DA GENITORE

Lo scorso anno ce la siamo cavata abbastanza bene, sicuramente meglio di come avremmo mai immaginato; la situazione emergenziale ci concedeva un’organizzazione sfalsata dei collegamenti e un numero di ore davanti al terminale ridotto rispetto all’orario scolastico pieno in presenza. Quest’anno è stato molto più difficile, soprattutto tutte quelle volte, tante, in cui i figli, a turno, sono stati confinati a casa in quarantena fiduciaria. Non so se avete presente cosa può voler dire avere sei figli, ma vi lascio immaginare il divertimento! Quando poi a risultare positiva è stata mia moglie non vi dico: vi immaginate tutti i giorni due videocollegamenti per le medie, altrettanti per le elementari, il mio da docente di scuola superiore, due volte a settimana la moglie, le terapie per uno dei figli e due simpatici monelli di materna e nido a scorrazzare per casa in cerca di attenzioni? E mi ritengo tra i più fortunati, avendo una buona connessione internet e dispositivi multimediali a sufficienza (abbiamo ripiegato all’inizio sugli smartphone, poi con i regali natalizi di nonni e zii abbiamo aggiunto un tablet e un pc). Ordinaria sopravvivenza ai tempi del Covid.

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