Helen Alvaré – Il linguaggio creativo: decodificazione, contestualizzazione e difesa dell’identità umana

0

Un discorso lungo ed articolato sull’identità umana tenuto da parte di un professore di legge della George Mason University

 

Helen Alvaré – Il linguaggio creativo: decodificazione, contestualizzazione e difesa dell’identità umana

Negli ultimi anni si sta compiendo un processo di trasformazione molto forte per quanto riguarda il modo di concepire la propria identità, particolarmente l’identità sessuata, e le relazioni famigliari. Ovviamente non dappertutto, ma il fenomeno è particolarmente vivo nei paesi occidentali, che influenzano poi le altre nazioni in vario modo, attraverso ad esempio gli strumenti della diplomazia, tramite gli aiuti internazionali, gli organismi locali e internazionali in difesa dei diritti umani, con organizzazioni non governative, oppure semplicemente con operazioni finanziarie, commerciali e mediatiche.

Questa trasformazione è un grande e variegato fenomeno, che merita una riflessione profonda. Dal momento soprattutto che è causa di una forte sofferenza, specialmente nelle fasce più vulnerabili della popolazione. La Chiesa non si occupa di questo problema in modo trionfalistico o con ira, ma con carità e apprensione. Inoltre, la fede cristiana offre una comprensione della persona umana (uomo e donna) e della famiglia che è strettamente legata alla speranza di raggiungere un Dio personale e trovare il significato e lo scopo delle nostre vite.

Affronterò questo tema in quattro parti:
Parte prima: racconterò la odierna trasformazione dell’identità umana nel contesto sessuale e familiare.
Parte seconda: elencherò brevemente le principali cause di questa trasformazione.
Parte terza: sottolineerò i costi – sociali e psicologici – di questa trasformazione, anche per individuare delle possibili risposte.
Parte quarta: proporrò delle soluzioni contra questa tendenza in atto.

Parte prima: caratteristiche della trasformazione:
Non vi è dubbio che la autocomprensione/identificazione sessuale e la comprensione dei ruoli familiari sono elementi cruciali dell’identità umana. Al giorno d’oggi, esiste una forte confusione su entrambe le cose. Il fenomeno è molto diffuso e variegato. Quindi, permettetemi di tentare di descrivere questa trasformazione in atto con tre osservazioni.
Prima, e in modo schietto, presento i modi in cui le identità sessuale e familiare subiscono confusione e si sfigurano.
Un primo modo ha a che fare con il guardare emotivamente e intellettualmente la propria sessualità in termini non biologici. Questo desiderio di essere visto in modo diverso dal proprio sesso biologico, si potrebbe dire in modo asesuato, sta prendendo piede anche legalmente. Cito solo alcuni recenti esempi: in Australia ed in India esiste giuridicamente un terzo sesso, in entrambi i casi quello delle persone transgender; in alcune nazioni occidentali, il movimento dei diritti dei “transgender” sta ottenendo il diritto ad avere una copertura sanitaria per gli interventi chirurgici per cambiare sesso; negli Stati Uniti alcune leggi statali esigono nelle scuole di consentire agli studenti il diritto di usare qualunque bagno pubblico che corrisponda alla loro percezione soggettiva del sesso, indipendentemente dal loro sesso reale, biologico.
Un secondo modo che manifesta questa confusione riguarda ad esempio le persone che riconoscono il proprio sesso biologico, ma lo negano a livello normativo. Sono alla ricerca di un riconoscimento legale per un’unione definibile come “matrimonio dello stesso sesso” o di altri diritti simili.
Un terzo modo riguarda situazioni dove alcuni affermano di avere a cuore dei ruoli all’interno della famiglia, mentre altri –fuori o dentro la famiglia- invece lo negano. Questo può accadere, per esempio, in situazioni come un divorzio e un successivo matrimonio, in relazione alle tecniche di riproduzione assistita e in matrimoni dello stesso sesso. Qualsiasi di queste situazioni mette in discussione la pretesa di una persona di essere chiamata “sposo”, o “sposa”, o “figlio/a”, o “padre” o “madre”.
Una quarta via comporta l’uso confusionario dei termini sui ruoli all’interno di una famiglia “generata” attraverso la fecondazione assistita. Per esempio, la persona che un bambino conosce come una “zia” o come una “nonna” può, sul piano biologico, essere in realtà sua madre.
Un quinto modo infine riguarda il trasferimento dei ruoli sessuali e famigliari. La coabitazione, il divorzio e un nuovo matrimonio ridefiniscono i ruoli genitoriali e coniugali. Secondo alcuni medici, l’orientamento sessuale è anche”fluido” in alcuni casi; per esempio, negli Stati Uniti, l’84% dei bambini che sono cresciuti da partner dello stesso sesso, sono stati concepiti quando uno dei due aveva una relazione eterosessuale precedente.

La seconda osservazione da fare su questa trasformazione di identità è la diffusione di varie forme di rotture o divisioni di situazioni che fino a poco tempo fa erano tenute insieme nel rispetto di particolari identità sessuali o familiari.
C’è una forte crisi esistenziale e psicologica all’interno di una persona quando il suo corpo non corrisponde alla propria identità sessuale e legale, o ai propri desideri ed emozioni.
C’è una forte frattura tra persone e società quando, per esempio, un individuo si identifica in un determinato sesso, mentre all’esterno viene visto con un sesso diverso. La stessa cosa accade quando lo status di famiglia è contestato. Una coppia dello stesso sesso, per esempio, si considera unita in “matrimonio” ma altri disputano tale pretesa al di là di ciò che la legge stabilisca.
C’è una frattura all’interno di una famiglia quando i suoi componenti vedono gli altri membri in differenti ruoli. Un figlio nato artificialmente può non riconoscere sua madre “legalmente”, come madre, anche se la madre legittima lo ritenga suo figlio; stessa cosa per il padre legale, che può non considerare suo figlio tale nel caso della donazione del seme. Una partner lesbica può guardare il bimbo come figlio, mentre la sola madre biologica, non ritiene la compagna lesbica come sua co-madre; e così via.
C’è un divisione nelle relazioni tra uomini e donne che oggi si sposano sempre di meno e convivono di più, con un tasso di divorzio molto più alto che in passato. Il significato unico e la potenzialità della loro unione è stato oscurato in alcuni paesi con la assimilazione alle unioni dello stesso sesso.
C’è una frattura tra chi ha di più e chi di meno, come ad esempio le persone di buona educazione e condizione economica e sociale agiata che evitano sempre di più certi comportamenti che mettono a rischio l’unità e l’identità della loro famiglia, come le gravidanze fuori dal matrimonio, divorzi, seconde nozze, convivenza e aborto; tutti comportamenti che sono sicuramente più diffusi tra i ceti meno abbienti.
C’è un divario infine anche tra legge naturale e legge positiva, mondo religioso (incluse le istituzioni) e quello non religioso e lo stato, nel modo di vedere e concepire la famiglia e l’identità
personale. Tale frattura viene esasperata quando le istituzioni religiose sono costrette a facilitare o riconoscere le nuove figure sessuali e famigliari, sotto la bandiera dei “diritti umani”, pena la marginalizzazione o la minaccia di sanzioni.
Queste fratture, provocano spesso conflitti su questioni di sesso, religione e famiglia.
Una terza osservazione da fare sulla situazione attuale: si è spostata la mappa del potere dalla natura, da Dio… verso chi o cosa?
Ma dove si è spostato il centro del potere?
In primis, sottolineamo che gli adulti stanno delegando sempre di più tutto alla contrattualizzazione, ad esempio nelle loro relazioni sociali e famigliari, dove vanno a incidere in particolare sugli status affettivi e gli interessi dei bambini.
In seconda battuta, lo spostamento di potere è avvenuto verso gli interessi scientifici e aziendali, volti a creare nuove forme di vita umana, arrivando ad alterare perfino le naturali caratteristiche sessuali.
Infine, lo Stato e specialmente chi fa le leggi, con il suo potere di riconoscere nuove identità sessuali e stabilire in quali casi riconoscere o dissolvere un matrimonio o decidere quali diritti e doveri devono avere i genitori.
Per concludere, la trasformazione delle identità sessuali e familiari è di per se stessa già un trasferimento di potere verso altre interessi forti.
Parte seconda: le cause della trasformazione
Quali sono, per dirla in breve, le cause principali di questi cambiamenti di identità? I cambiamenti che hanno portato alla separazione fra sesso e generazione, il progressivo allontanamento tra uomini e donne, l’arrampicarsi sugli specchi di desuete istituzioni familiari e la confusione e l’instabilità all’interno delle persone e dei nuclei famigliari?
Potrei suggerire svariate cause, di costume, legali e tecnologiche. Tutte queste vanno sicuramente dal lo “shock tecnologico” della pillola del giorno dopo, l’aborto e le tecnologie per l’assistenza riproduttiva al cambiamento del ruolo della donna e ai cambiamenti economici che hanno introdotto la maggioranza delle donne nel mondo del lavoro. Bisogna anche includere qui il contraccolpo del maltrattamento di donne e omosessuali insieme alle incomprensioni del passato sui loro diritti; e anche il modo in cui la legge ha ricondotto, prima la sessualità, poi la famiglia –matrimonio e genitorialità inclusi – a un affare privato.
In generale, esistono tutta una serie di motivazioni che agiscono sulla disfunzione della famiglia, oltre naturalmente alle leggi che influiscono sui diritti e doveri della famiglia.
Ci siamo spostati, specie nel diritto di famiglia, verso una ri-definizione della libertà, in modo da includerci la autorealizzazione individuale, affettiva, persino terapeutica, e soprattutto la capacità di scelte. Le nozioni legali di libertà evitano sempre di più parole come obbligo, sacrificio, servizio e persino relazione.
E’ difficile non vedere in questi sviluppi la traccia evidente del Peccato Originale –uno strappo dal Creatore, un allontanamento dal controllo di Dio per decidere da sé, con degli effetti particolari nella relazione fra uomo e donna come si vede nella Genesi, Vedendo tutto attraverso la lente interpretativa delle analisi antropologiche di Giovanni Paolo II, è probabile che la relazione uomo/donna sia un punto di vista privilegiato per capire la persona umana, l’amore di Dio e la relazione tra Cristo e la sua Chiesa…Considerando tutto questo, come non pensare che il male abbia scelto di colpire l’identità sessuata e la famiglia in modo di confondere l’uomo e il suo perfezionamento, ostacolando la relazione dell’uomo con Dio?
Parte terza: quali benefici?
È’ importante tenere in considerazione cosa si pensa di guadagnare dalla trasformazione dell’identità sessuale e famigliare, per sapere come rispondere adeguatamente a chi la pensa così. Solitamente si citano fra i “benefici”: Modi alternativi di trovare intese emotive e sessuali. Ma anche un rifiuto per essere bandito a causa di orientamenti sessuali o per essere madre single. Il desiderio di avere in dono la maternità anche al di fuori del matrimonio.
C’è da una parte sicuramente anche il desiderio di superare una certa inferiorità di tipo biologico, specialmente nelle donne costrette in passato a subire comportamenti di tipo patriarcale. Alcune donne considerano che staccare il sesso della generazione mette uomini e donne sullo stesso piano. Ad ogni modo, si tratta di situazioni che sono sempre raggruppate per comodità sotto le bandiere della “uguaglianza, della non discriminazione e della libertà.”
Inoltre si sta facendo strada, in modo molto forte, una letteratura sui costi per il rifacimento dell’identità sessuale e famigliare. La letteratura è enorme; ecco alcune delle loro conclusioni:
Questi cambiamenti provocano in genere fortemente perdite di tipo emotivo, finanziario, educativo e perfino dello stato di salute, specialmente per bambini, donne e poveri, che soffrono in maniera particolare per la fine di un matrimonio. Ed è evidente che gli effetti di queste carenze vengono trasmesse anche alle nuove generazioni.
Mentre si è sollevata la questione sui possibili costi emotivi, mentali e di salute relativi ad uno stato di LGBT (Lesbical, Gay, Bsx, Transgender), le ricerche intraprese sono state scoraggiate; in alcuni posti, la “terapia di conversione” per che esperimenta confusione sessuale viene perfino legalmente impedita.
Alcune recenti ricerche inoltre indicano che le coppie LGBT sono meno stabili, soprattutto per le implicazioni sui bambini in queste situazioni familiari.
Inoltre la interdipendenza familiare e supporto tipici di una famiglia allargata viene meno quando la famiglia non riesce a formarsi o si dissolve. Infermieri a pagamento vengono infatti spesso chiamati in varie occasioni per portare assistenza ad anziani o bambini che non hanno famiglie sufficientemente in grado di prendersi cura di loro.
Parte quarta: soluzioni e strategie
Alla luce di quanto detto sopra, esistono delle strategie quando si parla di identità sessuale e famigliare? A tal proposito parlerò di tono, contenuto e processo.
A) Il tono:
Comincio con il tono, dal momento che per esperienza, se il tono è sbagliato, la comunicazione non sarà mai felice. Queste sono alcune brevi considerazioni:
1) L’oratore ha bisogno dell’umiltà. Dovrebbe essere chiaro dal suo portamento e dalle sue
parole che è uno alla ricerca della verità su Dio e sull’uomo, è una pellegrino sulla strada, un peccatore che cerca la misericordia e la guida di Dio. Questa è la ragione perché, nel contesto di un libro da me promosso con storie di donne cattoliche americane a proposito di questi argomenti scottanti, collezionai in ciascun caso la storia delle loro lotte per comprendere e vivere d’accordo con la grazia e la saggezza degli insegnamenti della Chiesa. Non ho esitato in molti casi a parlare io stessa pubblicamente del mio pellegrinaggio nella fede nel contesto di un discorso.
Un mio amico americano recentemente mi ha detto: “Alla fine del giorno, con il nostro amato Papa Francesco, c’è sempre un esame di coscienza.” Questo è ancora piu vero per i comunicatori che sono la faccia pubblica della Chiesa.
2) Aggiusta la tua prospettiva prima di parlare, rispettando il vero e dibattendo in modo caritatevole con il proprio oppositore. Visualizzali come figli di Dio.
3) Contro chi afferma che i cattolici non usano o non rispettano la ragione, argomenta che le nostre parole si basano sulla nostra esperienza e chiedi apertamente una prova razionale delle loro richieste. Spesso siamo visti come persone monolitiche, irrazionali. Bisogna tirare fuori in maniera esplicita i nostri modi di affrontare un argomento, con la massima attenzione alla ragione, ai dati, all’esperienza e anche alla saggezza della Rivelazione, della Tradizione e alla continuità della nostra riflessione teologica millenaria. Indica che questa è forte della nostra incomparabile esperienza nel servire i bisogni dell’uomo. Indica che i proponimenti delle nuove identità sessuali e familiari in primis connotano ingiustamente i moniti della Chiesa di una forte irrazionalità. Chiede apertamente una prova dei loro proclami.
4) Cerca di essere la persona più intelligente nel dibattito, con la migliore preparazione sul tema. Non impiegare la tua conoscenza in un modo supponente, ma rendi evidente che tu sei sempre pronto a dare risposte precise ad ogni domanda. E non esagerate mai in ogni caso. E’ uno spreco di tempo prezioso stabilire un dibattito pretestuoso.
5) Fai sempre offerte e proposte, ma mai comandi. I nostri insegnamenti sull’identità sessuale e la famiglia sono rigettati infatti come affronti severi alla libertà, l’uguaglianza e alla non discriminazione. Sarebbe molto buono convincere gli altri che noi abbiamo delle buoni ragioni che meritano di essere ascoltate. In questo modo i nostri punti di vista potrebbero essere visti sotto una nuova luce e fare appello a quel senso di tolleranza che tanto piace e invocano i nostri denigratori.
Ho approfittato proprio di recente di questa ultima strategia negli Stati Uniti contro una legge statale che costringe le istituzioni religiose ad offrire una assicurazione contro le malattie per la contraccezione e l’aborto. Instancabilmente, i sostenitori di questa posizione affermavano di essere la voce di tutte le donne. Io mandai allora una “lettera pubblica” con la firma di una dozzina di amiche, affermando che le donne tengono molto alla libertà religiosa e non considerano la contraccezione libera e l’aborto come effetti della loro libertà di donne. La mia lettera ha suscitato scalpore e ottenuto oltre 41.000 firme, soprattutto donne con un buon grado di istruzione e impegnate professionalmente. Attraverso l’elenco di e-mail generatesi, è divenuto un vero e proprio movimento “Le Donne Parlano per Loro”. Avevano commesso l’errore di chiedere di rappresentare tutte le donne. “Le donne Parlano per Loro” invece insiste sul fatto che molte donne possono differire da questa loro opinione senza la pretesa di voler parlare per tutte.
B. Il contenuto:
La questione dell’identità sessuale e familiare non solo è controversa, ma attualmente quasi off limits nei dibattiti pubblici. E questo succede dal momento che viene considerato un tema strettamente collegato alla sfera privata.
La nostra risposta solita è tentare di convincere l’ascoltatore che i bambini crescono male quando l’identità sessuale e famigliare sono confuse. Questa richiesta è comunemente negata o comunque non presa seriamente in considerazione dagli oppositori. Siamo infatti spesso accusati di avere una mancanza di compassione per i bambini che vivono all’interno di famiglie dello stesso sesso o che spesso ci perdiamo su considerazioni come quella che sarebbe meglio per alcuni bambini non essere mai nati piuttosto che vivere in situazioni familiari compromesse. Bisogna invece rispondere a tono, sottolineando ad esempio che, dal momento che i bambini non votano e non hanno un peso nelle campagne elettorali, non esiste un vero movimento o qualche forma di interesse e tutela reale sui diritti dei bambini.
Forse è ora di provare un altro metodo. Ad esempio cominciare con il dire che le identità sessuali e familiari interessano molto gli individui e le loro famiglie. E poi continuare con una serie di domande, esplorando con il nostro interlocutore i motivi della sua posizione, Le persone solitamente non affrontano dibattiti su argomenti in cui non sono coinvolti e interessati personalmente e toccati nel loro profondo.
Dobbiamo iniziare il dialogo sempre da punti di comune accordo. Ad esempio, possiamo essere d’accordo sul fatto che probabilmente una relazione romantica con un partner è certamente importante per essere felici nella vita.
Siate d’accordo sul fatto che per la maggior parte delle persone, la capacità di avere bambini e di preoccuparsi per il loro bene, è un elemento centrale per la loro felicità. Inoltre i figli ci migliorano perché ci insegnano a come pensare alle necessità degli altri e non solo a noi stessi, facendoci superare il nostro naturale egoismo. Inoltre, discutendo, molti saranno d’accordo che l’identità sessuale e la vita di famiglia possono essere molto fragili. Ad esempio molte persone hanno testimoniato o sperimentato la perdita profonda di una persona in una relazione lunga o in un matrimonio. C’è un comune sentore che la confusione sulla propria identità sessuale e famigliare non fa solo del male alle persone coinvolte direttamente, ma colpisce anche le loro stesse famiglie, e a volte anche le comunità dove vivono. Nelle comunità con alte percentuali di disagio famigliare infatti si trovano spesso realtà degenerate, dove le donne e i bambini soffrono situazioni di povertà e di abuso mentre gli uomini soffrono di disoccupazione, prigione e abuso di sostanze stupefacenti. Se questo è il contesto, è piuttosto chiaro che le identità sessuali e familiari sono non solo una parte importante della felicità privata, ma anche un modo per rispettare gli altri, il prossimo, la società. Questi sono i temi su cui si dovrebbe in qualche modo riflettere.
La Chiesa offre oltre a tutto questo, una saggezza supplementare, illuminando con gli acumi della Scrittura e migliaia di anni di riflessione sulla famiglia, offrendo preziosi spunti di riflessione.
Ogni comunicatore, a questo punto, può far leva sul fatto che la creazione dell’uomo e della donna fanno parte di un preciso disegno di Dio, dove la famiglia è essa stessa un’immagine di Dio, con la sua comunione di amore senza fine. La dottrina cristiana del peccato originale ci illumina fortemente da questo punto di vista. Quando i regali e l’amore di Dio sono rifiutati, il risultato è che gli uomini cercano di sopraffare le donne, che a loro volta si difendono cospirando. Il sesso viene distorto dalla sua vera natura e funzione e quando avviene un divorzio il risultato dell’abbandono è terribile: le donne sono degradate ad oggetti, mentre i bambini sono trascurati. Gli uomini non riescono a capirsi e le persone tendono ad essere più solitarie generalmente, senza avere la forza per adempiere alla propria vocazione.
Oltre a queste ragioni -ammetto un poco lunghe- prese in prestito dalla Rivelazione cristiana, alcuni altri punti possono avvallare la proposta cristiana sull’identità personale.
Ad esempio, indicando come prima cosa che quando gli adulti si sentono liberi dalle pressioni e dagli obblighi di tipo economico e sociale, scelgono il matrimonio e non certamente la convivenza, vogliono avere bambini all’interno della loro relazione matrimoniale e rifiutano l’idea dell’aborto e del divorzio. Rifiutano forse di – secondo le parole del sociologo americano Charles Murray – “predicare quello che praticano”, ma le loro scelte di pratica sono un potente richiamo nei dibattiti sull’identità familiare e sessuale.
In seconda battuta, bisogna annotare che gli autori dell’attuale stato di confusione di identità, lo credano o meno, hanno il loro codice di credenze, la loro antropologia, la loro visione inamovibile della persona umana. Dimostralo, con tatto, usando le loro fonti per provarlo. Non si deve mai permettere di far affermare che l’oratore religioso ha una visione antropologica dogmatica, anti-scientifica e irrazionale. Fai sì che il tuo ascoltatore si accorga che quanti discutono su questi argomenti hanno una loro antropologia. La questione è sapere quale antropologia offfre una miglior risposta sulla felicità, sul compimento umano.
Come terzo punto, non avere remora a riconoscere il divario esistente tra quello che la Chiesa insegna, quelle che sono le aspirazioni umane e quello che le persone quotidianamente provano. Specialmente nelle questioni di sesso e famiglia, e in particolare in questo momento della storia, la nostra “saggezza” sembra essere pura “follia.”
Se non riconosciamo apertamente questo divario, chi ci ascolta può pensare che noi siamo chiusi dentro un universo parallelo o come in convento. In ogni modo, bisogna essere pronti ad essere testimoni viventi della gioia di una vita sinceramente cristiana.
Come quarto punto, bisogna stare attenti al fatto che tutta quella letteratura che propone insegnamenti fortemente erronei sull’identità umana, al contempo sta cercando punti sui quali noi tutti possiamo essere d’accordo come la salute, l’amore e i bambini. Dobbiamo riconoscere i veri valori umani che cercano e contemporaneamente far notare che una rilevante letteratura empirica afferma senza dare spazio al dubbio, se si è onesti, che le idee confuse sull’identità non portano da nessuna parte. La convivenza prematrimoniale, per esempio, non porta a un matrimono stabile; la licenziosità sessuale non conduce all’amore incondizionato né è salutare, e il divorzio non è un percorso che porta alla felicità dei bambini. Abitualmente, è vero il contrario.
Comunque, si deve ricordare che non esistono conclusioni definitive su ogni questione che viene discussa. Ci sono tematiche sull’identità sessuale e sulla famiglia che sono ancora da comprendere pienamente. Inoltre, i dati non sono tutto. Particolarmente preziosi sono infatti anche le storie e le testimonianze delle persone. Le esperienze personali e le testimonianze veritiere sono sempre un’ottima arma a nostro favore. Di particolare valore sono le storie che mettono in evidenza cosa le persone considerano di successo e di valore. Ad esempio, un nuovo libro negli Stati Uniti intitolato Il trionfo dell’esperienza, racconta le storie di vita di 300 uomini riportando proprio questo tipo di informazioni. Nessuna sorpresa nel leggere come continuare ad imparare ad amare, a donarsi alle loro spose, ai loro figli e ai deboli siano la parte più importante della loro vita.
Si deve mostrare come la vulnerabilità emotiva sia miserevole, specialmente quando, le naturali nozioni di identità sessuale e famigliari sono perse. I giovani, in quanto persone emotivamente vulnerabili, sono persuasi a sperimentare diversi modi di vita e orientamenti sessuali. Le donne soffrono più per i rapporti sentimentali discontinui e fragili. I bambini soffrono per la mancanza di una relazione stabile con i loro genitori e via dicendo.
Come quinto punto, affrontiamo la questione che i vari statisti e attori governativi, specialmente nelle nazioni sviluppate, stanno prendendo delle posizioni forti sulle questioni dell’identità sessuale e familiare. Si deve avviare una critica sana che valuti i motivi di queste decisioni. Spesso purtroppo è soltanto una questione di finanziamenti per le elezioni, di assicurasi l’appoggio di gruppi di interesse. Il recente entusiasmo politico su queste tematiche non aggiunge nulla alle argomentazioni principali sull’identità sessuale e familiare. Sono solo parole al vento, come al solito. Le intenzioni dei governi nel mettere a rischio la libertà religiosa – un diritto umano fondamentale – inclusi i servizi di carità nei confronti dei poveri, sacrificandola in nome di una nuova identità sessuale e famigliare, è davvero un segnale molto lontano da questi nuovi diritti.
C. Il processo:
Concludo con due appunti sul processo.
Per primo: si deve tentare di formulare il contenuto a seconda dei vari livelli sociali cui ci si rivolge. Io ho due siti web a tal proposito. Il primo (WomenSpeakforThemselves) attira donne di elevata educazione che vogliono prendere posizione contro la disinformazione, particolarmente riguardo alla libertà delle donne. A loro offro argomenti di tipo legale, filosofico, empirico ed altre tematiche simili, con links diretti alle fonti primarie e alle ricerche.
Ma cosa dire sui poveri e i meno privilegiati? La loro vita purtroppo è costituita troppo spesso da separazioni, divorzi, convivenze, dipendenza da pornografia. Gli ultimi dati provenienti dagli Stai Uniti mostrano che questo tipo di persone sono sempre più lontani dalla religione. A loro ho dedicato un sito web, che non solo offre consigli pratici per risolvere le loro situazioni, ma che costituisce anche un luogo dove si possono fortificare l’un l’altro. È l’ho chiamato “Credo nell’Amore.” Il cuore e l’anima del sito sono una giovane coppia sposata che ha scelto di dividere la propria vita tra i meno privilegiati, testimoniando la bellezza dell’impegno matrimoniale. Questa coppia riporta la loro preziosa testimonianza sul sito. La religione non è un argomento esplicito nel sito, ma la antropologia sì.
Come seconda cosa, ricorda che molto spesso si può fare molto più a livello locale che a livello nazionale. Le popolazioni locali conoscono la propria cultura locale. Ma non hanno tempo per ricercare e approfondire nozioni su altre materie specifiche. Bisogna pertanto condividere liberamente quello che si sa e che si ha, adattandolo alla conversazione locale.
Grazie per la vostra attenzione a questo tentativo di formulare una risposta a questo fenomeno immenso e dalle mille teste. Spero di aver offerto alcune proposte utili.
(Relazione tenutasi il 28 aprile 2014 al 9º Seminario Professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa. Pontificia Università della Santa Croce (Roma)

Helen M. Alvaré, Professor of Law, George Mason University School of Law, Arlington, VA, USA

 

Comments are closed.

Exit mobile version