In Umbria i bimbi a casa dall’asilo per protesta?

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Mancanza di trasparenza nelle offerte formative delle scuole e somministrazione di favole dai contenuti gay fin dall’asilo nido: per i genitori umbri è abbastanza e si valuta il ritiro dei figli dalle scuole

Per approfondire: riportiamo da Tempi

 

Umbria: Favole gay e libretti Unar in scuole e asili. I genitori vogliono ritirare i figli

21 febbr – Ancora polemiche per la diffusione dei libretti gender in alcuni istituti umbri. Il tutto è avvenuto senza avvisare i genitori che raccolgono firme per bloccare l’attività: «Visione antropologica ideologica»

I genitori vogliono ritirare i figli dall’asilo. Succede in Umbria dove in alcune scuole (da Città di Castello a Perugia, fino a Marsciano e Terni) sono stati distribuiti i libretti dell’Unar e alcune favole gay. I libretti dell’Unar, già al centro di un’interpellanza parlamentare e fortemente criticati dal cardinale Angelo Bagnasco, non smettono quindi di creare polemiche.

QUAL E’ IL SEGRETO DI PAPA’. Per quanto riguarda le favole, i quotidiani locali raccontano che ad essere stata diffusa è quella intitolata Qual è il segreto di papà?, di cui vi avevamo già parlato qui. Storia di due uomini omosessuali che rivelano la loro relazione ai piccoli. I genitori delle scuole si sono lamentati di non essere nemmeno stati avvisati del progetto e stanno raccogliendo firme per bloccare la l’attività all’asilo, la cui partecipazione da parte dei minori non prevede nemmeno l’esenzione.
Lorena Pesaresi, assessore al Comune di Perugia con delega alle Pari opportunità, ha dichiarato che la cosiddetta “cultura di genere” «va promossa e inserita nei percorsi educativi». Secondo l’assessore «abbiamo organizzato dei seminari rivolti ai genitori, chiedendo la collaborazione dei circoli didattici, ottenendo un buon riscontro da parte delle coppie che hanno dato la loro adesione volontaria». Un progetto curato da «professionalità molto valide» che, almeno per Perugia, interessa tre scuole medie, una primaria, un asilo e un istituto superiore. Il programma prevede incontri su sessualità, omosessualità, educazione alle differenze. Per l’ineffabile Pesaresi «l’obiettivo è quello di superare gli stereotipi perché bambini e bambine si nasce, ma uomini e donne si diventa».

SPOT IDEOLOGICO. Chi non la pensa come lei è Simone Pillon, presidente del Forum delle associazioni familiari dell’Umbria: «Si tratta di una visione antropologica ideologica, diffusa senza criteri scientifici». «Tutto è stato fatto sui minori senza coinvolgere le famiglie – ha detto ancora Pillon – e senza che progetti di questo tipo fossero previsti nei piani delle offerte formative delle scuole». «Si tratta di uno “spot” ideologico, che rilancia un messaggio tre volte perverso perché fa passare il divorzio come un avvenimento positivo, perché contiene elementi che sono l’antitesi della “bigenitorialità” che deve essere garantita anche nelle famiglie in crisi e perché fa leva sull’autorevolezza di un corpo dello Stato, in questo caso la polizia, per veicolare l’ideologia di genere». Pillon ha annunciato la redazione di un «decalogo per le famiglie dei figli oggetto di questo tipo di soprusi»: «Progetti come questo violano il codice civile, che invece assegna alle famiglie il diritto dovere di mantenere, istruire ed educare la prole. Fino a qualche anno fa, per cose del genere, si sarebbe incorsi nel reato di corruzione di minore».

TUTTA COLPA DEI CATTOLICI. Alcuni rappresentanti politici di centrodestra e Lega Nord si sono subito schierati con i genitori. Al contrario, l’associazione Omphalos Arcigay Arcilesbica si è scagliata contro la «la vergognosa campagna mistificatrice della più potente lobby del mondo è irresponsabile e dannoso per i nostri giovani. Il racconto sulle “pericolose teorie del gender”, scritto sulle pagine del giornale dei vescovi, è esattamente l’ostacolo che quotidianamente l’educazione alla diversità incontra nel suo tentativo di approcciarsi alle scuole».

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