La violenza nelle scuole e la funzione degli organi collegiali

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L’impennata di episodi di violenza deve far riflettere tutti i partecipanti alla vita scolastica: studenti, docenti, genitori, dirigenti, personale a supporto. Gli organi collegiali sono il luogo dell’incontro tra tutte le parti in gioco: è da qui che può, e deve, ripartire la collaborazione e il lavoro per il bene comune.

La violenza nelle scuole e la funzione degli organi collegiali

Si moltiplicano i fatti di violenza nelle scuole: genitori contro docenti, docenti contro i bambini, ragazzi contro i compagni e gli insegnanti. Ci si interroga sulle cause e sui rimedi, ma  con proposte divergenti, spesso contrapposte. Uno degli interrogativi ricorrenti riguarda la funzione degli organi collegiali: “Come mai non riescono a mediare i conflitti, a prevenire il clima di violenza e di contrapposizione, a monitorare la qualità del servizio scolastico; nonostante che i rappresentanti dei genitori, degli insegnanti e degli studenti si incontrino periodicamente?” Si segnala che l’idealità collaborativa che ispirò la costituzione degli organi collegiali è venuta meno, ma il difficile sta nell’individuarne le cause. I genitori non possono ignorare le loro responsabilità per cui tendono a delegare invece di partecipare, a pretendere più che a collaborare. L’amministrazione scolastica, a sua volta, non è esente da gravi stravolgimenti come l’autoreferenza che fa prevalere l’interesse dell’operatore rispetto alle esigenze dei ragazzi, per cui il dialogo scuola – famiglia è condizionato da chiusure di autodifesa e da paura per possibili rivalse. Da qui deriva in gran parte lo svuotamento degli organi collegiali, ridotti spesso a procedura formale, lontana dalla realtà e dalle concrete emergenze come la violenza, la droga, la dispersione scolastica, la maleducazione.

Gli organi collegiali, invece di essere luoghi della “comunità scolastica” sono diventati organismi irrigiditi in “maggioranze precostituite del personale” e da rappresentanze arroccate in difesa di interessi di parte. Viceversa il dirigente, i docenti, gli studenti, il personale ATA e i genitori vi fanno parte per perseguire non l’interesse proprio, ma quello generale come a dire la qualità dell’offerta formativa. Purtroppo questa finalità  non è stata né colta né valorizzata da nessuna delle parti. Ai rappresentanti dei genitori, nello specifico sono mancati, soprattutto, la preparazione e il sostegno di associazioni che li aiutassero a superare gli atteggiamenti rivendicativi.  Gli eletti e le loro  associazioni potrebbero mediare tra le esigenze dei singoli e il bene comune, potrebbero  diventare il primo sostegno e la prima solidarietà nei riguardi dei docenti, spesso lasciati soli alle prese con  crescenti fenomeni di bullismo e di ribellione.

Se i genitori sempre più frequentemente difendono i figli a prescindere, forse questo fenomeno non è dovuto solo dall’aggressività dei singoli, ma ad un vero e proprio stravolgimento istituzionalizzato. La tensione ai comuni ideali educativi, tradotta in procedure amministrative più coerenti, può accrescere il rispetto e il consenso sociale nei riguardi della scuola e ridare nuova vitalità agli organi collegiali.

Giuseppe Richiedei 20/05/2018 

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