Per un rinnovato protagonismo educativo dei genitori nella scuola

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Qualche consiglio utile in occasione della riapertura delle scuole (Nota: all’interno del testo troverete i link ad alcune pratiche schede di approfondimento su POF, PEC e sulla prassi del consenso informato).

Con l’articolo “Compiti per le vacanze per mamma e papà” (link all’articolo) abbiamo cercato di fornire alcuni elementi di analisi della situazione che ci aspetta nel nuovo anno scolastico, anche a fronte del diffondersi di informazioni talvolta imprecise sulle forme immediate con cui l’“educazione di genere” potrebbe entrare nel sistema di istruzione, considerando 4 aspetti: gli Standard di Educazione sessuale OMS; il comma 16 della legge sulla Buona Scuola; i progetti delle  associazioni; l’UNAR.

Molti dirigenti e docenti non sono al corrente dei complessi aspetti del dibattito in corso e in molti casi sarà proprio il dialogo e lo scambio con i genitori che potrà sensibilizzarli adeguatamente. Il nostro comitato, in linea con il comitato DNF (Difendiamo i Nostri Figli), considera che il rapporto scuola-genitori deve restare di fiducia e collaborazione, se vogliamo a lungo termine riaffermare la responsabilità educativa dei genitori per tutelare i nostri figli da manipolazioni ideologiche. Pertanto non condividiamo la diffida giudiziaria preventiva alle scuole né l’invito a non firmare a priori il Patto Educativo di Corresponsabilità (PEC) – link al post. Una posizione pregiudiziale di sospetto non induce alla collaborazione ed alla costruzione di un clima sereno. Per la stessa ragione, in linea con le maggiori associazioni che stanno affrontando queste tematiche, non riteniamo opportuno sostenere il referendum abrogativo sulla legge “Buona Scuola” – link al post

E’ necessario distinguere ed approfondire gli ambiti: l’educazione affettiva e sessuale deve essere opportunamente monitorata, ma non può essere inglobata nelle rivendicazioni del comparto scuola, che nulla hanno a che vedere con una problematica prettamente ideologica, quale è ad esempio è  l’ introduzione dell’educazione di genere nella scuola. Anche se fosse eliminato il comma 16 della legge 107, inoltre, resterebbe la legge 119/2013 (a cui esso si richiama), oggetto delle nostre puntuali richieste istituzionali perché venga riconosciuto l’ineludibile diritto delle famiglie alla libertà educativa. In questo senso è importantissimo il diritto di scelta, riconosciuto formalmente in modo esplicito al singolo genitore, dalla circolare ministeriale del 6 luglio 2015 (link alla circolare).

Dobbiamo proporci di fare della problematica “educazione di genere” la leva per richiamare i genitori alla loro responsabilità più globale in ordine all’educazione.

In concreto che fare?

La conoscenza è la condizione necessaria per esercitare al meglio i propri diritti (e doveri). Pertanto vi consigliamo, di leggere con attenzione, prima dell’inizio delle lezioni, il POF (Piano Offerta Formativa, documento sintetico delle attività proposte dalla scuola) verificando in particolare la presenza e l’impostazione di progetti su temi come: educazione affettiva e sessuale, educazione alla parità tra i sessi e alle differenze, lotta alle discriminazioni e all’omofobia, prevenzione della violenza di genere e del femminicidio.

Gli insegnanti o la direzione possono fornirvi il dettaglio dei progetti, se fossero indicati solo in maniera generica. Chiedete se sarà quello definitivo (di solito è quello dell’anno precedente) o se subirà revisioni e integrazioni.

Nella nostra Piccola Guida al POF (link scheda POF) vi proponiamo degli approfondimenti su questo documento: la nuova legge sulla scuola prevede delle reali possibilità di partecipazione dei genitori.

Leggete con attenzione anche il PEC (Patto Educativo di Corresponsabilità): traccia le linee generali della corresponsabilità educativa di scuola e famiglia, ribadisce gli impegni che si assumono studenti, docenti e famiglie ed è obbligatorio per le scuole secondarie. Può accadere che non venga sottoposto in maniera esplicita alle famiglie, ritenendolo sottoscritto automaticamente insieme al POF e al Regolamento d’Istituto; spesso si trova pubblicato sul sito della scuola. In ogni caso si può richiedere di visionarlo perché proporlo alle singole famiglie a tutti gli effetti è un obbligo per la scuola. Ogni famiglia, prima di sottoscriverlo, ha certamente diritto di approfondirne i contenuti per trovare una reale e convinta condivisione. Il PEC racchiude le linee educative adottate dalla scuola e rappresenta a tutti gli effetti un ottimo strumento per condividere la corresponsabilità educativa dei genitori. (link scheda PEC).

Rispetto al Modulo di Consenso Informato Preventivo (link al documento pdf) riteniamo che sia consigliabile, per un buon dialogo scuola-famiglia, valutare caso per caso l’opportunità e la tempistica più appropriata per presentarlo, a seguito di un’attenta verifica da parte dei genitori delle linee educative e delle iniziative didattiche che la scuola presenta.

 

Se la scuola non prevedesse iniziative riguardanti tematiche sensibili come quelle che abbiamo indicato sopra, o nel caso fossero chiare e condivisibili le metodologie proposte, potrebbe essere più efficace non consegnare la richiesta, esprimendo fiducia nell’istituzione e contribuendo a costruire un migliore rapporto a lungo termine; riservandosi in ogni caso la possibilità di presentarla in seguito.

Al contrario, constatando il rischio di iniziative educative non condivisibili in tema di affettività e sessualità, è opportuno che il genitore presenti il modulo – con una corretta modalità comunicativa nei confronti del dirigente e dei docenti – e pretenda che la sua richiesta venga riconosciuta.

In generale è consigliabile – in occasione della consegna – prendere un appuntamento con il dirigente, per uno scambio proficuo in cui voi possiate motivare le vostre perplessità e manifestate il vostro desiderio di instaurare un rapporto di collaborazione con la scuola. Vi ricordiamo che il modulo va poi fatto protocollare in segreteria o all’ufficio protocollo del comune per quanto riguarda alcune scuole comunali. Per maggiori informazioni consultare la nota al Consenso Informato Preventivo.

Deve essere chiaro che la consegna della richiesta del consenso informato non può in alcun modo esimerci dal porre massima attenzione, lungo tutto l’anno, alle attività (curricolari e non curricolari) che si svolgono nelle singole classi dei nostri figli. In altre parole: non esiste una formula magica né per essere del tutto al sicuro da ogni rischio, né per sapere quali comportamenti siano più opportuni, ma sarà necessario valutare a seconda delle singole realtà scolastiche e della sensibilità dei genitori.

Come “attività extracurriculare”, dobbiamo intendere ogni attività non strettamente curriculare, cioè non obbligatoria per legge, quali sono le discipline scolastiche previste dalle Indicazioni Nazionali per il Curricolo, che possono essere svolte sia in orario scolastico che extrascolastico.

Dove c’è discrezionalità della scuola, questa deve confrontarsi con la libertà di scelta dei genitori e degli studenti, per giungere ad un accordo collegiale, fino alla possibilità per i singoli di chiedere l’esonero, nel caso che non condividano specifiche iniziative, attraverso appunto il “consenso informato preventivo”. Non basta infatti che un’attività sia svolta in orario scolastico dall’insegnante titolare perché sia obbligatoria e indiscutibile da parte dei genitori (link scheda Consenso informato preventivo).

Siamo certi che se crescerà la presenza educativa dei genitori e la sensibilità rispetto ai temi dell’affettività e della sessualità, i dirigenti terranno conto delle le richieste che più genitori, magari organizzati in gruppi o a nome di un’associazione di genitori di cui fanno parte, avanzano all’istituzione scolastica.

Nella possibile evenienza in cui, in base alla nuova legge, molti istituti attivino già da quest’anno percorsi di educazione alla parità di tra i sessi o contro le discriminazioni nell’“ottica di genere”, sarà fondamentale la presenza attenta e vigile dei genitori – nei consigli di classe e di istituto, nel dialogo con i docenti, le istituzioni, con gli altri genitori e con i propri figli – per garantire la scuola al riparo da derive dannose. Fermo restando il dovere della società, delle associazioni e della politica di adoperarsi al massimo perché queste derive siano impedite.

Nelle città si stanno organizzando spontaneamente diversi comitati e associazioni di genitori, a riprova del fatto che la formula di genitori che in collaborazione con i docenti, su un piano di ragione, chiedono il riconoscimento dei propri diritti, sia una formula assolutamente valida. E abbiamo motivo di ritenere che i genitori, se bene informati ed organizzati, possano veder pienamente rispettato l’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo “I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli”.

Anche per questo vi invitiamo ad iscrivervi come soci sostenitori del comitato, per potervi relazionare con le scuole con maggiore incisività, per stare in rete con altri genitori e per dare più forza all’impegno di tutti noi.

Come associazione di genitori e docenti nutriamo la convinzione che sia fondamentale che siano anche le famiglie a proporre buone prassi di educazione affettiva e di prevenzione delle discriminazioni di ogni tipo: un altro modo prezioso per partecipare alla vita della scuola e contrastare la diffusione di progetti non condivisi.

In sintesi è importante:

  • Costruire alleanze con dirigenti scolastici e docenti, in particolare quelli rappresentanti in consiglio di istituto.
  • Coinvolgere da subito genitori rappresentanti di classe e rappresentanti in Consiglio di Istituto sensibili alla problematica.
  • Sensibilizzare i genitori nei colloqui informali, nelle riunioni, preparandosi ai prossimi appuntamenti elettorali. Dialogare con la scuola in gruppi, costituiti in comitati o associazioni, conferirebbe maggiore efficacia all’azione delle famiglie.
  • Dopo aver verificato le linee educative e le iniziative didattiche della scuola – indicate nel POF (Piano dell’Offerta Formativa) e nel PEC (Patto di corresponsabilità educativa), con particolare attenzione per l’area dell’educazione affettiva – potrete presentare la domanda di “consenso informato preventivo”Prima di procedere a questo passo, sarebbe opportuno richiedere un colloquio con il dirigente scolastico – nella veste di rappresentanti di classe o di istituto o in quella di semplice genitore – al fine di spiegare le vostre motivazioni e affrontare queste tematiche in maniera aperta e collaborativa.
  • Ove possibile, proporre buone prassi di educazione dell’affettività e della sessualità e di iniziative educative

Per concludere, cosa dobbiamo fare?

Recuperare pienamente, in qualità di genitori, la nostra primaria responsabilità educativa.

 

Potete scaricare dal nostro sito – oltre alle nostre schede di approfondimento su POF, PEC, e sul Consenso informato preventivo – anche i seguenti documenti realizzati dal Comitato Difendiamo i Nostri Figli:

Ci poniamo a vostra disposizione per richieste di ulteriori chiarimenti e segnalazioni. Insieme al Comitato Difendiamo i Nostri Figli e a tante altre associazioni (link vademecum), cercheremo di darvi supporto nell’anno che si apre.

E adesso… buon lavoro a tutti: genitori e docenti…insieme per educare!

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