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    La responsabilità dell’educazione

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    By Articolo 26 on 10 Settembre 2014 Scuola

    Art 26 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo: “I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli”. Ne deriva che la responsabilità e le scelte in campo di educazione spettano alla famiglia. E ne deriva che un’operazione come la campagna gender attualmente in corso non solo deve destare preoccupazione e allarme, ma anche chiamare le persone a far sentire il proprio dissenso.

    Per approfondire: riportiamo da Movimento vita Milano

    La Famiglia è la prima responsabile dell’educazione

    La teoria del gender è ormai diffusa con ogni mezzo, dalle tv agli articoli di giornali, ma è soprattutto in ambito scolastico che sta assumendo un proprio formato propagandistico con la scrittura e diffusione di libri e spettacoli per bambini . Tale campagna informativa denominata “Tante diversità, Uguali diritti“ che propone linee d’intervento in attuazione della “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” è stata approvata il 29 aprile 2013 dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (U.N.A.R.), ente governativo istituito all’interno del Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

    Nelle linee operative della suddetta “Strategia nazionale” l’UNAR si leggono, tra gli altri, i seguenti scopi : “favorire l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni; contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori per evitare discriminazioni nei confronti dei figli omosessuali”. Per questo sono stati pubblicati tre volumetti intitolati “Educare alla diversità a scuola” destinati ad insegnare a tutti gli alunni, dalle elementari alle superiori, che la famiglia padre-madre-figli è solo uno «stereotipo da pubblicità»”.

    Da quanto si legge, si nota che il tema del bullismo e della lotta alla discriminazione, certamente giusti, sono invece usati per introdurre nell’insegnamento e nell’educazione dei bambini e dei ragazzi la teoria del gender fino a screditare la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Si arriva a causare nei bambini dubbi sulla loro crescita psicologica insinuando confusione sullo sviluppo sessuale e le sulle preferenze sessuali introducendo appunto storie, fiabe e libri che hanno lo scopo di proporre l’ideologia del gender, nella quale, la scelta sessuale è completamente separata dalla natura sessuale.

    Anche il cardinale Bagnasco, a nome della CEI, soffermandosi sui libretti citati dice che “In teoria le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione – cosa giusta –, in realtà mirano a “istillare” (è questo il termine usato) nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre… parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte. È la lettura ideologica del “genere” – una vera dittatura – che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di “indottrinamento”.

    Le parole del cardinale Bagnasco sono molto dure ed esplicite. Forse perché si è compreso che i tentativi di usare la scuola statale per letture ideologiche è la vera frontiera che non si può superare. Giustamente la CEI già prima di questi fatti aveva messo al centro di quest’anno l’incontro con Papa Francesco proprio sulla libertà di educazione. E’ qui che si combatte la battaglia, ed è qui che più facilmente le famiglie comprendono i pericoli che si pongono davanti a loro e i tentativi di sottrarre loro il primato dell’educazione.

    Giustamente le associazioni familiari e dei genitori si sono opposte alla diffusione di questi libri chiedendo di riconoscere la libertà di educazione della famiglia.

    Il cardinale Bagnasco sottolinea l’importanza dell’aspetto educativo per la Chiesa “Il compito educativo è una missione chiave”. Sottolinea quindi la gravità del tentativo di “corrompere i giovani con idee ed esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi; il diritto ad una scuola non ideologica e supina alle mode culturali imposte”. Cita il recente Concistoro che ha posto attenzione sulla famiglia tanto “disprezzata e maltrattata”, come ha detto il Papa. Bagnasco aggiunge “disprezzata” sul piano culturale e “maltratta” sul piano politico. “Colpisce che la famiglia sia non di rado rappresentata come un capro espiatorio, quasi l’origine dei mali del nostro tempo, anziché il presidio universale di un’umanità migliore e la garanzia di continuità sociale. Non sono le buone leggi che garantiscono la buona convivenza – esse sono necessarie – ma è la famiglia, vivaio naturale di buona umanità e di società giusta”.

    La Famiglia è la prima responsabile dell’educazione e nessuna istituzione può imporre una propaganda che porta confusione ai bambini col solo scopo di indottrinare una cultura che non riconosce le diversità sessuali. Di fronte a questa campagna i genitori possono, anzi, devono opporsi come dice Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari «Non possiamo più stare a guardare e inevitabilmente dovrà sorgere una nuova stagione di presenza attiva delle famiglie nella scuola». Anche il Cardinale Bagnasco ha chiamato all’appello e alla mobilitazione le famiglie e i genitori. E’ loro dovere occuparsi dell’educazione dei figli e di garantire una vera libertà di educazione. Come ha detto recentemente il Cardinale Scola in occasione della manifestazione Andemm al Domm “Liberi di educare per educare alla libertà”, “noi chiediamo di educare alla libertà restituendo alle famiglie, ai genitori, la responsabilità dell’educazione dei figli almeno fino alla loro maggiore età”. Oggi l’espressione “scuole pubbliche paritarie” va decisamente aggiornato perché “ciò che è sociale è pubblico”. Anche il ruolo ed il valore delle scuole cattoliche deve essere rivalutato e riaffermato di fronte alle sfide educative che oggi si pongono.

    Luca e Paolo Tanduo

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