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Se è vero che i costumi variano, che la cultura si modifica, che la società cambia (in che direzione?) è anche vero che ci sono ruoli che non sono intercambiabili e ne è la riprova da un lato l’esperienza degli psicoterapeuti (proponiamo qui sotto un estratto da un contributo di Claudio Risè sul tema) e dall’altro lato lo sguardo di tutti noi, che ci troviamo ad osservare come i giovani, quando si ritrovano privati, ad esempio, del punto di riferimento costituito dalla figura paterna, spesso risultano essere meno stabili o se non altro più disorientati.

Uno dei termini più in voga oggi è “decostruire”: la mannaia della decostruzione viene fatta cadere su molti concetti portanti della nostra civiltà e sembra essere stata individuata come la soluzione privilegiata per affrontare sfide importanti come la violenza nei confronti delle donne.
Decostruire gli stereotipi, in particolare, talvolta appare l’unica via, anche nella scuola, per affrontare problematiche così sfidanti: sembra esserci una fiducia cieca in un metodo che, all’atto pratico, non è affatto chiaro che risultati porti, se non quello di demolire alle fondamenta anche gli archetipi, cioè quei principi che l’uomo ha ricevuto come “modelli eterni e trascendenti”, stando a quanto afferma lo psicoterapeuta Claudio Risè in questo interessante articolo di cui consigliamo la lettura.

Il 17 ottobre scorso “Orizzonte Scuola” ha pubblicato l’articolo “Teoria gender: non esiste alcun DdL che la introduce nelle scuole. ‘Catena bufala’ crea allarmismo” link.
Abbiamo inviato una nota a Orizzonte Scu­ola con l’obiettivo di agevolare un reale “fact checking” e per scongiurare il rischio di aggiungere bufala a bufala, in base alle convenien­ze di parte e perché come associazione di genitori impegnati nella scuola ci sta a cuore una reale alleanza scuola-famiglia e una piena libertà di insegnamento dei docenti. Riportiamo la lettera che purtroppo non ha rcevuto alcun riscontro da OS

Riportiamo un interessante articolo pubblicato oggi da “La Verità”, che accende i riflettori sulle iniziative che a scuola procedono spedite nel campo della cosiddetta educazione di genere: formazione degli insegnanti di asilo e materna, stereotipi da decostruire e linguaggio “sessista”; il tutto con le connessioni tra il Comune di Roma, i bandi, le associazioni filo-lgbt, l’Unar e la facoltà di Psicologia della Sapienza di Roma.