Introduzione dell’educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università è il nome di una nuova proposta di legge che si pone, tra gli altri, l’obiettivo di prevenire il femminicidio e di combattere le discriminazioni.
Cosa ci potrai mai essere di male in una iniziativa simile e chi potrebbe non condividere finalità così nobili?

Siamo nel corso della “Settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione” (24-30 novembre 2014). I motivi che ci spingono a pensare che i genitori debbano essere particolarmente vigili sulle attività proposte nelle varie scuole nell’ambito di tale iniziativa li abbiamo già espressi in questo articolo. Perché allora tornare sull’argomento? Il motivo è semplice: la situazione evolve e vorremmo darvi qualche chiave di lettura e altri spunti di riflessione, come in tanti ci state richiedendo

Il MIUR e il Dipartimento per le pari opportunità, in collaborazione con l’UNAR, hanno promosso la settimana contro la violenza e la discriminazione (24-30 novembre 2014).
La circolare ministeriale inviata ai direttori scolastici delle scuole italiane fa riferimento alla creazione di “un proficuo scambio ed ausilio tra le istituzioni scolastiche e le famiglie”: come Comitato condividiamo in pieno questo spirito ed è esattamente questo il nostro auspicio

Ci siamo soffermati diverse volte su quelli che sono i diritti dei genitori in ambito educativo: è il nome stesso del comitato a richiamare la laicissima Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, che al comma 3 dell’articolo 26 ricorda come siano proprio i genitori a detenere la priorità in fatto di scelte nella sfera educativa per i propri figli. Anche la Costituzione della Repubblica Italiana all’art. 30 ribadisce che è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli.